La società della trasparenza

Ci spiegano regolarmente  che stiamo vivendo  nell’era della trasparenza e per noi,  poveri “terrani” , tutto questo,  oltre a costituire una verità incontrovertibile, diventa una nuova peculiarità, sicuramente  unica e benefica per tutto il corso della Storia.

A questo punto vorrebbero convincerci come il potere, e tutte le sue relative estrinsecazioni, funzionino, contrariamente al passato, in maniera assolutamente trasparente. Per obbedire ai criteri di un’informazione pubblica il più aderente possibile alla realtà, siamo invitati ad interessarci sempre più e senza preconcetti, alle rivelazioni, agli accordi ed alle operazioni che riguardano i grandi di questo mondo, ma anche i piccoli (assurti però ad autorità).

Abbiamo così l’impressione di seguire in diretta e di capire senza “aiutini” di nuovi maestri, l’evolversi degli avvenimenti che ci vengono scrupolosamente riferiti e, da spettatori ingenui doverosamente educati da media e tivù politicamente corrette (appiattite cioè al verbo imperante) crediamo ancora che il sistema nel suo insieme non sia poi così corrotto come ce lo dipingono i soliti contestatori e, diventati fruitori assoluti dell’informazione ufficiale, restiamo convinti della bontà delle nostre fonti, specialmente se continuiamo a dare ascolto alla narrazione dei media di cui sopra e continuiamo a porgere fede al discorso o meglio al gossip che riguarda le figure istituzionali.

Ma in verità vi dico… senza voler essere demiurgo… che il sistema non è mai stato così opaco come oggi: la sola trasparenza che esiste è quella che riguarda la vita degli uomini politici e dei personaggi ormai modelli che abbiamo imparato a conoscere a memoria perché li incontriamo sulle pagine di tutti i giornali o sugli schermi di ogni televisione, sempre gli stessi. Se poi dovessero discostarsi dalla linea comportamentale che gli abbiamo appiccicato addosso, se sbagliano o se il sistema decide di metterli in contraddizione, la loro esistenza viene esageratamente attaccata e viene presentata in maniera assolutamente negativa all’insieme della popolazione, sempre in linea col concetto del principio della trasparenza, costi quel che costi.

Del resto, come una copia uscita da una vecchia carta carbone, esiste anche una trasparenza riferita alla vita di ogni normale cittadino che si attua ad esempio attraverso il telefono, le connessioni internet, le ricevute bancarie o quelle dei conti correnti. Una propaganda sempre più intrusiva e multiforme che provoca inevitabilmente crisi e delazioni.

Da un certo numero di anni, in questa “Europa Felix”, i cittadini si sono trovati invischiati in un sistema che li ha resi trasparenti e vulnerabili; si conosce tutto di loro tanto che se dovessero sbagliare, vengono colpiti dalla censura più perversa che demonizza ed esaspera le caratteristiche negative, nella convinzione di esporre, in assoluta e dovuta trasparenza, al giudizio cittadino un “affaire” diventato veramente ignobile.

La conseguenza per chi sbaglia è l’obbrobrio pubblico e per il resto del gregge rimane un avvertimento affinché resti tranquillo nei piaceri che il sistema gli concede e soprattutto non cominci a riflettere, a porsi o peggio pretendere di riuscire a risolvere i veri problemi.

In definitiva è soltanto questo è nient’altro  quello che ci viene spacciato, in versione accusatoria , come l’effettiva  democrazia di questa nostra società contemporanea entrata nell’era della trasparenza.

Eugenio Preta