Forse non molti sanno che la Sicilia dovrebbe essere smilitarizzata

Bruxelles, 22 giugno 2006

Forse pochi sanno che il Trattato di Parigi del 1947 aveva pensato ad una Sicilia smilitarizzata, mai più “testa di ponte” o “fortezza” per nessun colonialismo, bensì terra di pace, vero luogo d’incontro al centro del bacino Euromediterraneo.

Tale funzione, estesa a gran parte della Sardegna peraltro, è sancita dagli artt. 49 e 50 del suddetto trattato; articoli scomodi sui quali è calato un “silenzio di stato”.
Tali clausole furono imposte dagli Alleati all’Italia (arresa incondizionatamente) proprio per punire il suo tentativo imperialista nel Mediterraneo che prendeva le mosse dalle due più grandi isole per procedere ad ulteriori conquiste.

Gli Alleati non scelsero di dare garanzie internazionali all’Autonomia di Sicilia e Sardegna (che restò, purtroppo, solo un fatto interno seppure di grandissimo rilievo) ma piuttosto questa sua forma implicita attraverso una riduzione di sovranità della Repubblica Italiana sopra le sue due maggiori isole.

In questo c’era un compromesso evidente tra la politica britannica, sempre velatamente a favore di una Sicilia indipendente o semi-indipendente nell’area del Commonwealth, e le più forti istanze americane e russe, a favore del mantenimento dello statu quo sul “dominio” italiano delle due Isole. I primi, considerando la Sicilia una roccaforte di voti moderati, non volevano sbilanciare troppo un’Italia moderata sul versante “rosso”, e poi si consideravano abbastanza forti per fare non della Sicilia (come volevano i britannici) ma dell’Italia intera un grande protettorato USA.
Era pur vero che Patton e gli altri avevano, a titolo personale, mostrato qualche iniziale simpatia verso il MIS, ma presto (dopo Cassibile per l’esattezza) li abbandonarono al loro destino o reputarono che l’Autonomia in corso di ottenimento risolvesse il problema. I secondi (i russi) non avevano perso del tutto la speranza di “contare” in Italia, seppure per loro oltre cortina, attraverso il blocco social-comunista e, in questo, solidarizzavano con la sinistra italiana che non aveva interesse ad un’Italia “mutilata” della Sicilia.
Così, in breve, si arrivò alla “smilitarizzazione” della Sicilia.

Dopo qualche anno, però, gli USA avevano talmente in mano il controllo del potere in Italia che questa clausola sarebbe stata imbarazzante pure per loro che invece ne volevano fare, e ne hanno fatto, una gigantesca portaerei nel Mediterraneo. Il risultato è stato che quel trattato è stato violato! E quel trattato è ancora vigente nell’ordinamento internazionale!

Ma che dicevano poi quegli articoli benedetti?
Il n. 49 diceva che Pantelleria (dove oggi ci sono forze armate di tutti i tipi) e le Pelagie dovevano essere smilitarizzate in maniera “totale”! Non un soldato o marinaio o aviere, ma solo forze dell’ordine che ovviamente si sarebbero potute anche occupare di operazioni di guardia costiera.

Il n. 50 disponeva al secondo comma lo smantellamento di tutte le armi di aggressione del tempo e il loro trasloco sulla “Terraferma” italiana entro un anno: cioè mai più la Sicilia poteva essere base per azioni militari (ricordate gli euromissili di Comiso, ora provvidenzialmente smantellati? Ricordiamo che agli USA è stata data in concessione permanente una porzione del nostro territorio a Sigonella da cui possono fare tutto ciò che vogliono, compresa la guerra nucleare?).
Lo stesso n. 50, al terzo e quarto comma, disponeva che non potevano essere costruite o rafforzate o incrementate installazioni o fortificazioni di ogni tipo, né ricostruite quelle distrutte nella guerra o presenti nell’anteguerra, né disposto alcun potenziamento bellico (Se pensiamo che l’aeroporto militare di Birgi è tutto “nuovo”…). Erano consentite ovviamente solo le riparazioni e le manutenzioni ordinarie sul potenziale esistente.

Cioè l’Italia (e solo l’Italia, non paesi stranieri) aveva sì il diritto di mantenere una presenza militare minima in Sicilia, ma questa, limitandosi alle poche vecchie caserme, navi ed aerei presenti in Sicilia nel 1947 (esclusi i Carabinieri che, in quanto forze dell’ordine, erano espressamente escluse dall’ambito di efficacia di questo disposto) praticamente si doveva limitare ad un presidio territoriale minimo con armi convenzionali. Altro che… Oggi in Sicilia ci sono armi ed eserciti di tutti i tipi! Le forze armate italiane non tengono né mai hanno tenuto in alcun conto di questa limitazione…
Proviamo ad applicare oggi il Trattato di Parigi e ad applicarlo in “combinato disposto” con lo Statuto della Regione Siciliana (altra fonte permanente di occupazione illegale dell’Isola).

Che succederebbe?
L’Italia dovrebbe smantellare tutte le costruzioni o installazioni militari, comprese quelle navali ed aeree, successive al 1947 o non configurabili come un adeguamento ai tempi dell’armamento disponibile in quella data (art. 50 trattato di pace);
Le forze Nato ed Usa dovrebbero “sloggiare”, in quanto tutte successive alla firma del trattato di pace;
La concessione USA di Sigonella dovrebbe essere revocata;
Pantelleria e le Pelagie dovrebbero essere completamente smilitarizzate;
Per tenere conto di queste specificità imposte dai trattati i Comandi siciliani dovrebbero avere tutti sede nell’isola (ciò che è con il Comando militare autonomo della Sicilia di Palermo e con il MariSicilia di Messina, ma non con l’Aeronautica Militare che dipende invece dalla III regione aerea di Bari);
Anche queste forze militari minime, con compiti di presidio territoriale e guardia di frontiera, dovrebbero passare alle dipendenze dell’Amministrazione Regionale (ex art. 20 dello Statuto) che le organizzerebbe secondo le disposizioni amministrative e con i fondi messi a disposizione dal Governo della Repubblica e secondo le leggi del Parlamento della Repubblica Italiana [in pratica diventerebbero una sorta di “guardia nazionale” siciliana];
Dulcis in fundo, anche i Carabinieri sparirebbero, assorbiti in Sicilia dalla Polizia di Stato e sotto il comando del Presidente della Regione.

Vi pare poco?
E non sono chimere. E’ soltanto l’ordinamento costituzionale interno insieme a quello internazionale da sempre vigenti in astratto e finalmente applicati.
Saremmo una specie di Svizzera nel cuore del Mediterraneo!
Ma i Siciliani queste cose non le devono sapere.

L’Altra Sicilia
Ufficio Stampa