Il Latino

Nel momento in cui si celebra l’ignoranza e si sacrifica il valore della tradizione sull’altare del relativismo, il latino, un tempo pilastro della nostra educazione, è relegato al rango di curiosità polverosa.

Tuttavia, al momento dell’esplosione dell’IA e di una società che si affanna ad entrare nell‘ era del tutto digitale, questa lingua sarebbe più che mai utile a chi vuole pensare con chiarezza, ragionare con rigore ed elevarsi moralmente.

Influenzati dall’ipocrisia del sistema scolastico, i genitori se ne allontanano e gli alunni lo guardano con terrore.

Imparare il latino significa impegnarsi in una disciplina intellettuale impegnativa. Le declinazioni, le coniugazioni, la sintassi complessa: tanti esercizi che affinano la mente, sviluppano la memoria e rafforzano la capacità di analisi.

Contrariamente a un’idea comune, il latino non è difficile, e se nel tempo è stata trasmessa questa sensazione , ciò è dovuto alla difficoltà dei testi che si sottoponevano allo studio, non alla lingua stessa.

Il latino non è solo una lingua, è anche una scuola di virtù. I testi antichi, da Cicerone a Seneca, da Sallustio a Tito Livio, insegnano il coraggio, la lealtà, il senso dell’onore e del sacrificio. Offrono modelli di guida e punti di riferimento morali , esempi positivi in un mondo in perdita di significato.

Il latino è, infine, un baluardo contro la mediocrità che ci circonda. Sviluppa il senso del dettaglio, che è una qualità essenziale della mente e protegge dai famosi amalgami, dalle semplificazioni abusive e dalle scorciatoie affrettate.

Il latino non è una reliquia del passato, è una chiave per il futuro. Il suo sacrificio costituirebbe una delle pietre angolari del suicidio di civiltà a cui si dedica l‘Europa

Eugenio Preta

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